Spiagge e insenature
Per chi vuole molti servizi
Se in spiaggia volete avere l’ombrellone che vi aspetta, la sdraio, il bar vicino e i pedalò da affittare, qui siete nel posto giusto. A Villasimius le spiagge con tutti i servizi non mancano. Per chi ha bambini, chi vuole riposarsi davvero, chi vuole un gelato o un panino, chi non ha voglia di stress anche in vacanza è tutto qui pronto. Ma attenzione: qui anche le insenature più frequentate, accessibili e comode sono belle come in una cartolina, con la sabbia abbagliante ed il mare tanto limpido da far vergognare qualsiasi piscina.
La spiaggia di Campus
Una spiaggia lunga e ampia, di una sabbia dorata che dà all’acqua una trasparenza che tende al verde. Venendo dal paese, prendete la strada per Cagliari: l’accesso alla spiaggia è prima del Km 34, svoltando a sinistra all’Hotel Cormoran. C’è un parcheggio spazioso. All’estremità destra la spiaggia è chiusa dagli scogli, con dietro una zona di villette. All’estremità sinistra, un piccolo promontorio di scogli, dietro il quale si apre la spiaggetta di Cuccureddus. Il fondo scende abbastanza rapidamente. La parte centrale della spiaggia ospita i servizi dell’albergo. Altre zone ospitano servizi che affittano ombrelloni, sdraio, pedalò. Di solito c’è anche un chiosco bar.
La spiaggia di Campu Longu
Una spiaggia lunga ma non larga, che ha alle spalle una zona di villette. Sta fra il porticciolo e gli scogli che chiudono la spiaggia di Cuccureddus. Per arrivare si percorre la strada verso Cagliari e si svolta a sinistra prima del rettilineo che porta alla spiaggia di Campus. Quindi si svolta a destra. Molte costruzioni alle spalle della spiaggia, ma c’è una bella vista sul golfo e mare e sabbia sono all’altezza della fama della zona.
La spiaggia del Riso
Fra la spiaggia di Campu Longu e il porticciolo.
Deve il suo nome alla sabbia a grani grossi e candidi che la caratterizzava. Ora la sabbia è un po’ diversa, ma la spiaggia è sempre bella ed è comoda da raggiungere, grazie alla strada per il porticciolo. Se vi piace fare il bagno ammirando lo spettacolo delle barche dei pescatori e delle barche a vela di tutto il mondo che entrano ed escono dall’approdo, è il posto che fa per voi.
La spiaggia di Simius
È la più conosciuta fra le spiagge della zona.
Si arriva dal paese proseguendo sempre dritti per via del mare. La strada si ferma con un parcheggio all’estremità sinistra dell’insenatura. Simius è il primo tratto, a sinistra di una spiaggia molto lunga, di sabbia finissima e candida. Proseguendo verso destra continua con la spiaggia del Tanka quella di Serr’e morus, quella del Timi Ama e finisce con Porto Giunco. L’acqua è estremamente limpida, e bassa per un bel tratto. Proprio di fronte al punto in cui arriva la strada, circa una settantina di metri al largo e segnalata da un gavitello, si trova una piccola secca di scogli sommersi popolata di pesci molto confidenti che vengono a mangiare dalle mani dei nuotatori. È conosciuta come la “Secca dei pesci balestra” perché tempo fa alcuni pesci tropicali l’avevano scelta come residenza.
La spiaggia è dotata di tutti i servizi: in alcune zone, date in concessione a cooperative, si affittano ombrelloni, sdraio, pedalò e canoe. Non mancano i chioschi bar. Alcune zone della spiaggia sono in concessione agli alberghi, che vi sistemano gli ombrelloni per gli ospiti.
Cala Giunco, la spiaggia dei Due Mari
Sono la prosecuzione, sulla destra, della spiaggia di Simius. Hanno la stessa sabbia finissima e lo stesso fondo che degrada lentamente.
Per arrivare con l’auto si esce da Villasimius verso il mare, girando a destra, verso il porto, dove la strada si biforca. Dopo 3 km, appena superata la spiaggia del Riso, si svolta a sinistra in una strada asfaltata solo nel primo tratto che porta ad una pineta. Qui si parcheggia e si prosegue a piedi fino alla spiaggia.
La spiaggia dei Due Mari è la parte centrale della cala. Deve il suo nome allo stagno di Notteri, un piccolo specchio d’acqua salata alimentato dal mare che la delimita dal lato opposto al mare. Lo stagno è profondo pochi centimetri, e l’acqua si scalda molto con il sole. Non è quindi adatto per i bagni, ma solo per passeggiare con l’acqua alle caviglie e una buona protezione solare.
Cala Giunco è invece l’estremità destra della spiaggia, che arriva fino ad un promontorio di scogli sovrastato dalla torre spagnola di Porto Giunco. Proprio ai piedi del promontorio la spiaggia si divide ancora in due piccole calette. Con il vento da sud-est si formano onde che frangono a riva, che vanno affrontate con prudenza dai nuotatori, ma che permettono di praticare il surf.
Per chi vuole molta natura
Per molti le spiagge devono essere come le ha fatte la natura: sabbia, scogli, mare e dietro la macchia di mirto, lentisco e ginepro. Se non si vede neppure una casa va quasi bene, se ci si arriva solo a piedi è meglio, se nessuno le conosce meglio ancora.
A Villasimius ci sono tanti posti così, ed il bello è che ci sono tutti i diversi gradi di dominio incontrastato della natura e di difficoltà conseguente. La cosa più bella quindi è scegliere la spiaggia consapevolmente, a seconda della percentuale di Robinson che vi sentite quel giorno in particolare.
Cala Pisanu, Capo Boi
Una caletta per puri e duri. Tutta scogli, solo sulla destra un tratto di ciottoli, ma con il fondo di sabbia che esalta la trasparenza dell’acqua.
Percorrendo la strada da Villasimius verso Cagliari è subito prima di Solanas sul versante sinistro di Capo Boi. Si arriva facilmente in barca, meno facilmente a piedi. Per arrivare da terra si arriva all’imbocco della sterrata che fa il giro del promontorio (è quasi in cima ai tornanti) e si parcheggia. Quindi si scende cercando un sentiero fra la macchia. Il sentiero cambia ogni anno, con la crescita dei cespugli. Mettete in conto graffi e qualche tentativo che finisce in un vicolo cieco e portate poca roba: quando si risale pesa tutto il doppio. Una volta giù dimenticherete la fatica: bei colori, poca gente, molto silenzio. È molto riparata anche in caso di maestrale. Non è una delle cale più ricche di vita ittica, ma un giro con maschera e pinne non delude. Se arrivate in barca ricordate che lo scarico del motore puzza e l’elica fa male: quindi spegnete il motore per tempo e accostate a remi.
Porto sa Ruxi
Un gruppo di tre spiaggette separate da piccolissimi promontori di scogli. Alle spalle una macchia ombrosa con bei ginepri. La sabbia è bianca e fine, ma le spiagge sono larghe pochi metri e in brusca salita. Acqua limpidissima, bellissimo paesaggio. Quando il vento soffia, di fronte ci sono onde divertenti, ma non pericolose. Per arrivare da Villasimius, andate verso Cagliari. Dopo la spiaggia di Campus, più o meno a metà del lungo rettilineo in salita che porta a Capo Boi, troverete un cartello che indica una svolta a sinistra in una sterrata. Circa duecento metri di strada bianca con pietre, da prendere con prudenza, poi potrete accostare (non ci sono più parcheggi in piazzale) e andare verso il mare per circa cinquanta metri di sentieri nella macchia. In piena estate è piuttosto frequentata, ma l’unico problema è trovare parcheggio.
La spiaggia di Cuccureddus
Una caletta molto nascosta. È sulla sinistra estrema della spiaggia di Campus. Ci si arriva da quella spiaggia, a piedi fra la macchia o dagli scogli o via mare, anche a nuoto. Non c’è una strada pubblica per arrivare in auto. La cala è molto bella, di sabbia bianca, chiusa ai due lati dagli scogli. Tutti i terreni dietro la spiaggia sono privati, e questo limita molto l’accesso. In piena estate però può essere affollata di barche.
Le cale di Capo Carbonara
Capo Carbonara è una penisoletta che punta verso l’isola di Cavoli. Ha diverse piccole cale, tutte un po’ laboriose da raggiungere. Occorre prendere la strada per il porticciolo e proseguire oltre. In qualche caso preparatevi ad una passeggiata, perché non c’è parcheggio a ridosso delle cale. Non aspettatevi servizi, ma se li voleste basta tornare verso le spiagge più grandi per trovare ogni cosa.
Cala Catterina
Una delle calette di Capo Carbonara. È una mezzaluna di sabbia e scogli, con alle spalle una zona di villette. Molto nascosta e riparata, ha il fondale misto di sabbia e rocce che scende rapidamente verso il mare aperto.
Si raggiunge superando il porticciolo e proseguendo sulla sinistra. Si parcheggia prima delle ville e si prosegue a piedi per un viottolo fino alla spiaggia.
Cava Usai
Sul lato di Capo Carbonara che guarda a oriente. Una cala rocciosa che prende il
nome dalla ditta che estraeva il granito da qui. Si arriva superando il porticciolo e proseguendo fino ad una rotonda belvedere dove si può parcheggiare. Da qui poi si imbocca a piedi un sentiero sterrato che conduce al mare. Oggi l’attività estrattiva è finita da tempo, ma rimangono le tracce del lavoro che si è svolto: in una cornice selvaggia, di macchia mediterranea e rocce, si vedono gli edifici della cava, le rocce tagliate e squadrate. La baia guarda al mare aperto e profondo. Non il posto dove portare i bambini piccoli quindi, ma un luogo molto suggestivo che fa capire quanto fosse dura la vita in questa zona in tempi neppure lontani.
Punta Molentis
Una caletta da mozzare il fiato. Per arrivare dal paese dirigete verso la spiaggia di Simius e poco prima di arrivare alla spiaggia svoltate a sinistra sulla panoramica per Costa Rei. Percorrete un paio di chilometri fino al segnale per il ristorante “L’oleandro” Quindi svoltate a sinistra nella sterrata e poi subito a destra. Passate sotto il ponte e proseguite. Vi troverete ad una baia in buona parte di ciottoli, ma sempre con il fondo di sabbia. La parte più bella è sulla sinistra, dove un piccolo promontorio forma da un lato una caletta molto riparata, di sabbia bianchissima e dove per decine di metri l’acqua è bassa ed è sempre di una trasparenza quasi incredibile. Subito dietro la riva, in un’infossatura della spiaggia, ci possono essere pozze di acqua salata che evapora.
Dall’altro lato del promontorio, pochi passi a piedi, una cala di massi di granito modellati dal vento come sculture. Tanto la prima caletta è comoda e accessibile tanto questa richiede pratica e un po’ di forma fisica: gli scogli sono grandi e per camminarci ci vuol pratica, l’insenatura guarda al mare aperto, e il fondo è subito di una decina di metri. Sulla prima spiaggia si affittano ombrelloni e sdraio, sulla sinistra ormeggiano barche di pescatori ed una casetta in muratura sulla riva funziona da bar e piccolo ristorante. Dove termina la strada spesso c’è un furgone bar. In piena estate è molto affollata. In qualsiasi periodo è comunque uno dei luoghi più belli che si possano immaginare.
Punta Porceddus
Bellissima, ma bisogna averne voglia.
È dopo Punta Molentis, andando verso Costa Rei sulla panoramica. È proprio di fronte all’isola di Serpentara. Una cala di pietre e ciottoli in fondo ad una discesa sterrata da fare con la fuoristrada, la moto da trial o con la macchina da buttare subito dopo.
Meglio parcheggiare su e scendere a piedi. Ci vogliono scarpe e un po’ d’acqua di scorta: è una lunga sterrata ripida, e al ritorno è dura davvero. Alle spalle della riva stoppie e macchia: in piena estate sotto il sole un profumo che non si può descrivere. La cala dà sul mare aperto, quindi in acqua, anche solo con un accenno di onda o corrente, ci vuole prudenza. In compenso la privacy non manca.
L’Isola dei Cavoli e Serpentara
L’Isola dei Cavoli e Serpentara sono poco lontano dalla costa.
Per la loro posizione strategica, al tempo degli spagnoli erano considerate degli avamposti da cui vigilare sul mare e difendere la costa.
Su entrambe sorgono ancora le torri che ci ricordano quel tempo, in cui dal mare giungevano i predoni. Oggi sono due santuari della natura e del mare, i punti più importanti dell’Area Marina Protetta.
Sull’Isola dei Cavoli si trovano un centro universitario di ricerche scientifiche ed una stazione biologica per attività di ricerche geologiche, geomorfologiche, botaniche e zoologiche, mentre Serpentara rientra nella zona A, la più tutelata dell’Area Marina Protetta.
Se volete raggiungere l’Isola dei Cavoli o Serpentara con la vostra imbarcazione informatevi al porto sugli approdi consentiti. Scegliete una bella giornata e controllate che tutto a bordo sia funzionante e in ordine: i tratti di mare fra le isole e la terraferma sono insidiosi, specie con vento forte e onde. È bene portarsi sempre il cellulare in una bustina stagna e con la batteria ben carica.
Isola dei Cavoli
Ci sono due spiegazioni del suo nome: la prima è che venga dal sardo “Cavuru”, granchio. La seconda è che venga da una specie vegetale selvatica che cresce sull’isola. È proprio di fronte a Capo Carbonara, ed è il punto più a sud della Sardegna sud occidentale. È di forma vagamente triangolare, con la cala più grande che guarda a meridione. È coperta di macchia mediterranea, potata dal vento. La sua costa è frastagliata, di scogli di granito con piccolissime spiagge. Ha una corona di isolette, come scogli affioranti. I suoi fondali sono ricchissimi di vita, grazie anche all’istituzione dell’Area Protetta. Sull’isola sorge un faro, che in altri tempi era presidiato dai faristi che vivevano isolati qui. Il faro include la torre spagnola, edificata alla fine del cinquecento e che era classificata fra le “Torri gagliarde”, quelle più presidiate e armate con quattro cannoni di grosso calibro.
Le navi che percorrono la rotta fra Cagliari e la penisola devono doppiare il Capo Carbonara. In questo percorso i fondali dell’Isola dei Cavoli erano un grave pericolo per le imbarcazioni di un tempo. Lo testimonia il relitto della nave spagnola che giace sul fondale, e i cui reperti sono esposti al museo archeologico.
Fa parte della zona B dell’Area Marina Protetta. Quindi è proibita la pesca sub, sono proibite la pesca e la navigazione non regolamentate. Sono consentite la navigazione a bassa velocità, l’ormeggio su fondale sabbioso dove non è presente posidonia e i bagni. La pesca e le immersioni devono essere autorizzate.
Isola Serpentara
Forse il suo nome è dovuto alla forma allungata, che dalla zona di Punta Porceddus sembra appunto serpeggiare sul mare. Si allunga da nord a sud, a circa quattro chilometri al largo della costa. Davanti alla sua estremità settentrionale emergono dal mare alcuni isolotti, i Variglioni. È coperta di macchia mediterranea, e la sua costa è rocciosa, di scogli di granito.
La costa che guarda alla Sardegna è bassa, quella che guarda al mare aperto è alta e ripida. Proprio la costa occidentale di Serpentara ed il tratto di mare che va verso la Sardegna costituiscono la zona A dell’Area Marina Protetta, quella a vincolo totale, in cui non è consentita neppure la navigazione se non al personale autorizzato.
La costa orientale invece è compresa nell’area B, in cui è permessa la navigazione a bassa velocità. L’ormeggio è consentito sui fondali sabbiosi dove non è presente posidonia. Serpentara quindi è un vero e proprio santuario naturale. Sull’isola sorge una torre spagnola, la Torre di San Luigi, che, come la torre dell’Isola dei Cavoli, era classificata fra le “Torri gagliarde”, quelle presidiate da un Alcalde, quattro soldati e un artigliere e armate con quattro cannoni di grosso calibro.
La Torre di San Luigi ha l’originale caratteristica di avere una scala esterna fissa, di pietra, che porta all’ingresso sopraelevato. Nelle torri si trovavano delle cisterne, ma né l’Isola dei Cavoli né Serpentara hanno vere sorgenti di acqua dolce. Questo costituiva a volte un vero pericolo per i difensori e più tardi per i faristi, quando erano bloccati sulle isole dal mare grosso o dal maestrale.
Sull’isola cresce una pianta rarissima, la pigliamosche, dalla sua caratteristica principale, o serpentaria, dal nome dell’isola. Il suo nome scientifico è Helicodiceros muscivorus. È una pianta alta circa 60 cm. Il suo fiore rosa coperto di fitta peluria emana un odore di putrefazione per attirare le mosche e realizzare l’impollinazione grazie a questi insetti.
Fonte: easymius.it
Per chi vuole molti servizi
Se in spiaggia volete avere l’ombrellone che vi aspetta, la sdraio, il bar vicino e i pedalò da affittare, qui siete nel posto giusto. A Villasimius le spiagge con tutti i servizi non mancano. Per chi ha bambini, chi vuole riposarsi davvero, chi vuole un gelato o un panino, chi non ha voglia di stress anche in vacanza è tutto qui pronto. Ma attenzione: qui anche le insenature più frequentate, accessibili e comode sono belle come in una cartolina, con la sabbia abbagliante ed il mare tanto limpido da far vergognare qualsiasi piscina.
La spiaggia di Campus
Una spiaggia lunga e ampia, di una sabbia dorata che dà all’acqua una trasparenza che tende al verde. Venendo dal paese, prendete la strada per Cagliari: l’accesso alla spiaggia è prima del Km 34, svoltando a sinistra all’Hotel Cormoran. C’è un parcheggio spazioso. All’estremità destra la spiaggia è chiusa dagli scogli, con dietro una zona di villette. All’estremità sinistra, un piccolo promontorio di scogli, dietro il quale si apre la spiaggetta di Cuccureddus. Il fondo scende abbastanza rapidamente. La parte centrale della spiaggia ospita i servizi dell’albergo. Altre zone ospitano servizi che affittano ombrelloni, sdraio, pedalò. Di solito c’è anche un chiosco bar.
La spiaggia di Campu Longu
Una spiaggia lunga ma non larga, che ha alle spalle una zona di villette. Sta fra il porticciolo e gli scogli che chiudono la spiaggia di Cuccureddus. Per arrivare si percorre la strada verso Cagliari e si svolta a sinistra prima del rettilineo che porta alla spiaggia di Campus. Quindi si svolta a destra. Molte costruzioni alle spalle della spiaggia, ma c’è una bella vista sul golfo e mare e sabbia sono all’altezza della fama della zona.
La spiaggia del Riso
Fra la spiaggia di Campu Longu e il porticciolo.
Deve il suo nome alla sabbia a grani grossi e candidi che la caratterizzava. Ora la sabbia è un po’ diversa, ma la spiaggia è sempre bella ed è comoda da raggiungere, grazie alla strada per il porticciolo. Se vi piace fare il bagno ammirando lo spettacolo delle barche dei pescatori e delle barche a vela di tutto il mondo che entrano ed escono dall’approdo, è il posto che fa per voi.
La spiaggia di Simius
È la più conosciuta fra le spiagge della zona.
Si arriva dal paese proseguendo sempre dritti per via del mare. La strada si ferma con un parcheggio all’estremità sinistra dell’insenatura. Simius è il primo tratto, a sinistra di una spiaggia molto lunga, di sabbia finissima e candida. Proseguendo verso destra continua con la spiaggia del Tanka quella di Serr’e morus, quella del Timi Ama e finisce con Porto Giunco. L’acqua è estremamente limpida, e bassa per un bel tratto. Proprio di fronte al punto in cui arriva la strada, circa una settantina di metri al largo e segnalata da un gavitello, si trova una piccola secca di scogli sommersi popolata di pesci molto confidenti che vengono a mangiare dalle mani dei nuotatori. È conosciuta come la “Secca dei pesci balestra” perché tempo fa alcuni pesci tropicali l’avevano scelta come residenza.
La spiaggia è dotata di tutti i servizi: in alcune zone, date in concessione a cooperative, si affittano ombrelloni, sdraio, pedalò e canoe. Non mancano i chioschi bar. Alcune zone della spiaggia sono in concessione agli alberghi, che vi sistemano gli ombrelloni per gli ospiti.
Cala Giunco, la spiaggia dei Due Mari
Sono la prosecuzione, sulla destra, della spiaggia di Simius. Hanno la stessa sabbia finissima e lo stesso fondo che degrada lentamente.
Per arrivare con l’auto si esce da Villasimius verso il mare, girando a destra, verso il porto, dove la strada si biforca. Dopo 3 km, appena superata la spiaggia del Riso, si svolta a sinistra in una strada asfaltata solo nel primo tratto che porta ad una pineta. Qui si parcheggia e si prosegue a piedi fino alla spiaggia.
La spiaggia dei Due Mari è la parte centrale della cala. Deve il suo nome allo stagno di Notteri, un piccolo specchio d’acqua salata alimentato dal mare che la delimita dal lato opposto al mare. Lo stagno è profondo pochi centimetri, e l’acqua si scalda molto con il sole. Non è quindi adatto per i bagni, ma solo per passeggiare con l’acqua alle caviglie e una buona protezione solare.
Cala Giunco è invece l’estremità destra della spiaggia, che arriva fino ad un promontorio di scogli sovrastato dalla torre spagnola di Porto Giunco. Proprio ai piedi del promontorio la spiaggia si divide ancora in due piccole calette. Con il vento da sud-est si formano onde che frangono a riva, che vanno affrontate con prudenza dai nuotatori, ma che permettono di praticare il surf.
Per chi vuole molta natura
Per molti le spiagge devono essere come le ha fatte la natura: sabbia, scogli, mare e dietro la macchia di mirto, lentisco e ginepro. Se non si vede neppure una casa va quasi bene, se ci si arriva solo a piedi è meglio, se nessuno le conosce meglio ancora.
A Villasimius ci sono tanti posti così, ed il bello è che ci sono tutti i diversi gradi di dominio incontrastato della natura e di difficoltà conseguente. La cosa più bella quindi è scegliere la spiaggia consapevolmente, a seconda della percentuale di Robinson che vi sentite quel giorno in particolare.
Cala Pisanu, Capo Boi
Una caletta per puri e duri. Tutta scogli, solo sulla destra un tratto di ciottoli, ma con il fondo di sabbia che esalta la trasparenza dell’acqua.
Percorrendo la strada da Villasimius verso Cagliari è subito prima di Solanas sul versante sinistro di Capo Boi. Si arriva facilmente in barca, meno facilmente a piedi. Per arrivare da terra si arriva all’imbocco della sterrata che fa il giro del promontorio (è quasi in cima ai tornanti) e si parcheggia. Quindi si scende cercando un sentiero fra la macchia. Il sentiero cambia ogni anno, con la crescita dei cespugli. Mettete in conto graffi e qualche tentativo che finisce in un vicolo cieco e portate poca roba: quando si risale pesa tutto il doppio. Una volta giù dimenticherete la fatica: bei colori, poca gente, molto silenzio. È molto riparata anche in caso di maestrale. Non è una delle cale più ricche di vita ittica, ma un giro con maschera e pinne non delude. Se arrivate in barca ricordate che lo scarico del motore puzza e l’elica fa male: quindi spegnete il motore per tempo e accostate a remi.
Porto sa Ruxi
Un gruppo di tre spiaggette separate da piccolissimi promontori di scogli. Alle spalle una macchia ombrosa con bei ginepri. La sabbia è bianca e fine, ma le spiagge sono larghe pochi metri e in brusca salita. Acqua limpidissima, bellissimo paesaggio. Quando il vento soffia, di fronte ci sono onde divertenti, ma non pericolose. Per arrivare da Villasimius, andate verso Cagliari. Dopo la spiaggia di Campus, più o meno a metà del lungo rettilineo in salita che porta a Capo Boi, troverete un cartello che indica una svolta a sinistra in una sterrata. Circa duecento metri di strada bianca con pietre, da prendere con prudenza, poi potrete accostare (non ci sono più parcheggi in piazzale) e andare verso il mare per circa cinquanta metri di sentieri nella macchia. In piena estate è piuttosto frequentata, ma l’unico problema è trovare parcheggio.
La spiaggia di Cuccureddus
Una caletta molto nascosta. È sulla sinistra estrema della spiaggia di Campus. Ci si arriva da quella spiaggia, a piedi fra la macchia o dagli scogli o via mare, anche a nuoto. Non c’è una strada pubblica per arrivare in auto. La cala è molto bella, di sabbia bianca, chiusa ai due lati dagli scogli. Tutti i terreni dietro la spiaggia sono privati, e questo limita molto l’accesso. In piena estate però può essere affollata di barche.
Le cale di Capo Carbonara
Capo Carbonara è una penisoletta che punta verso l’isola di Cavoli. Ha diverse piccole cale, tutte un po’ laboriose da raggiungere. Occorre prendere la strada per il porticciolo e proseguire oltre. In qualche caso preparatevi ad una passeggiata, perché non c’è parcheggio a ridosso delle cale. Non aspettatevi servizi, ma se li voleste basta tornare verso le spiagge più grandi per trovare ogni cosa.
Cala Catterina
Una delle calette di Capo Carbonara. È una mezzaluna di sabbia e scogli, con alle spalle una zona di villette. Molto nascosta e riparata, ha il fondale misto di sabbia e rocce che scende rapidamente verso il mare aperto.
Si raggiunge superando il porticciolo e proseguendo sulla sinistra. Si parcheggia prima delle ville e si prosegue a piedi per un viottolo fino alla spiaggia.
Cava Usai
Sul lato di Capo Carbonara che guarda a oriente. Una cala rocciosa che prende il
nome dalla ditta che estraeva il granito da qui. Si arriva superando il porticciolo e proseguendo fino ad una rotonda belvedere dove si può parcheggiare. Da qui poi si imbocca a piedi un sentiero sterrato che conduce al mare. Oggi l’attività estrattiva è finita da tempo, ma rimangono le tracce del lavoro che si è svolto: in una cornice selvaggia, di macchia mediterranea e rocce, si vedono gli edifici della cava, le rocce tagliate e squadrate. La baia guarda al mare aperto e profondo. Non il posto dove portare i bambini piccoli quindi, ma un luogo molto suggestivo che fa capire quanto fosse dura la vita in questa zona in tempi neppure lontani.
Punta Molentis
Una caletta da mozzare il fiato. Per arrivare dal paese dirigete verso la spiaggia di Simius e poco prima di arrivare alla spiaggia svoltate a sinistra sulla panoramica per Costa Rei. Percorrete un paio di chilometri fino al segnale per il ristorante “L’oleandro” Quindi svoltate a sinistra nella sterrata e poi subito a destra. Passate sotto il ponte e proseguite. Vi troverete ad una baia in buona parte di ciottoli, ma sempre con il fondo di sabbia. La parte più bella è sulla sinistra, dove un piccolo promontorio forma da un lato una caletta molto riparata, di sabbia bianchissima e dove per decine di metri l’acqua è bassa ed è sempre di una trasparenza quasi incredibile. Subito dietro la riva, in un’infossatura della spiaggia, ci possono essere pozze di acqua salata che evapora.
Dall’altro lato del promontorio, pochi passi a piedi, una cala di massi di granito modellati dal vento come sculture. Tanto la prima caletta è comoda e accessibile tanto questa richiede pratica e un po’ di forma fisica: gli scogli sono grandi e per camminarci ci vuol pratica, l’insenatura guarda al mare aperto, e il fondo è subito di una decina di metri. Sulla prima spiaggia si affittano ombrelloni e sdraio, sulla sinistra ormeggiano barche di pescatori ed una casetta in muratura sulla riva funziona da bar e piccolo ristorante. Dove termina la strada spesso c’è un furgone bar. In piena estate è molto affollata. In qualsiasi periodo è comunque uno dei luoghi più belli che si possano immaginare.
Punta Porceddus
Bellissima, ma bisogna averne voglia.
È dopo Punta Molentis, andando verso Costa Rei sulla panoramica. È proprio di fronte all’isola di Serpentara. Una cala di pietre e ciottoli in fondo ad una discesa sterrata da fare con la fuoristrada, la moto da trial o con la macchina da buttare subito dopo.
Meglio parcheggiare su e scendere a piedi. Ci vogliono scarpe e un po’ d’acqua di scorta: è una lunga sterrata ripida, e al ritorno è dura davvero. Alle spalle della riva stoppie e macchia: in piena estate sotto il sole un profumo che non si può descrivere. La cala dà sul mare aperto, quindi in acqua, anche solo con un accenno di onda o corrente, ci vuole prudenza. In compenso la privacy non manca.
L’Isola dei Cavoli e Serpentara
L’Isola dei Cavoli e Serpentara sono poco lontano dalla costa.
Per la loro posizione strategica, al tempo degli spagnoli erano considerate degli avamposti da cui vigilare sul mare e difendere la costa.
Su entrambe sorgono ancora le torri che ci ricordano quel tempo, in cui dal mare giungevano i predoni. Oggi sono due santuari della natura e del mare, i punti più importanti dell’Area Marina Protetta.
Sull’Isola dei Cavoli si trovano un centro universitario di ricerche scientifiche ed una stazione biologica per attività di ricerche geologiche, geomorfologiche, botaniche e zoologiche, mentre Serpentara rientra nella zona A, la più tutelata dell’Area Marina Protetta.
Se volete raggiungere l’Isola dei Cavoli o Serpentara con la vostra imbarcazione informatevi al porto sugli approdi consentiti. Scegliete una bella giornata e controllate che tutto a bordo sia funzionante e in ordine: i tratti di mare fra le isole e la terraferma sono insidiosi, specie con vento forte e onde. È bene portarsi sempre il cellulare in una bustina stagna e con la batteria ben carica.
Isola dei Cavoli
Ci sono due spiegazioni del suo nome: la prima è che venga dal sardo “Cavuru”, granchio. La seconda è che venga da una specie vegetale selvatica che cresce sull’isola. È proprio di fronte a Capo Carbonara, ed è il punto più a sud della Sardegna sud occidentale. È di forma vagamente triangolare, con la cala più grande che guarda a meridione. È coperta di macchia mediterranea, potata dal vento. La sua costa è frastagliata, di scogli di granito con piccolissime spiagge. Ha una corona di isolette, come scogli affioranti. I suoi fondali sono ricchissimi di vita, grazie anche all’istituzione dell’Area Protetta. Sull’isola sorge un faro, che in altri tempi era presidiato dai faristi che vivevano isolati qui. Il faro include la torre spagnola, edificata alla fine del cinquecento e che era classificata fra le “Torri gagliarde”, quelle più presidiate e armate con quattro cannoni di grosso calibro.
Le navi che percorrono la rotta fra Cagliari e la penisola devono doppiare il Capo Carbonara. In questo percorso i fondali dell’Isola dei Cavoli erano un grave pericolo per le imbarcazioni di un tempo. Lo testimonia il relitto della nave spagnola che giace sul fondale, e i cui reperti sono esposti al museo archeologico.
Fa parte della zona B dell’Area Marina Protetta. Quindi è proibita la pesca sub, sono proibite la pesca e la navigazione non regolamentate. Sono consentite la navigazione a bassa velocità, l’ormeggio su fondale sabbioso dove non è presente posidonia e i bagni. La pesca e le immersioni devono essere autorizzate.
Isola Serpentara
Forse il suo nome è dovuto alla forma allungata, che dalla zona di Punta Porceddus sembra appunto serpeggiare sul mare. Si allunga da nord a sud, a circa quattro chilometri al largo della costa. Davanti alla sua estremità settentrionale emergono dal mare alcuni isolotti, i Variglioni. È coperta di macchia mediterranea, e la sua costa è rocciosa, di scogli di granito.
La costa che guarda alla Sardegna è bassa, quella che guarda al mare aperto è alta e ripida. Proprio la costa occidentale di Serpentara ed il tratto di mare che va verso la Sardegna costituiscono la zona A dell’Area Marina Protetta, quella a vincolo totale, in cui non è consentita neppure la navigazione se non al personale autorizzato.
La costa orientale invece è compresa nell’area B, in cui è permessa la navigazione a bassa velocità. L’ormeggio è consentito sui fondali sabbiosi dove non è presente posidonia. Serpentara quindi è un vero e proprio santuario naturale. Sull’isola sorge una torre spagnola, la Torre di San Luigi, che, come la torre dell’Isola dei Cavoli, era classificata fra le “Torri gagliarde”, quelle presidiate da un Alcalde, quattro soldati e un artigliere e armate con quattro cannoni di grosso calibro.
La Torre di San Luigi ha l’originale caratteristica di avere una scala esterna fissa, di pietra, che porta all’ingresso sopraelevato. Nelle torri si trovavano delle cisterne, ma né l’Isola dei Cavoli né Serpentara hanno vere sorgenti di acqua dolce. Questo costituiva a volte un vero pericolo per i difensori e più tardi per i faristi, quando erano bloccati sulle isole dal mare grosso o dal maestrale.
Sull’isola cresce una pianta rarissima, la pigliamosche, dalla sua caratteristica principale, o serpentaria, dal nome dell’isola. Il suo nome scientifico è Helicodiceros muscivorus. È una pianta alta circa 60 cm. Il suo fiore rosa coperto di fitta peluria emana un odore di putrefazione per attirare le mosche e realizzare l’impollinazione grazie a questi insetti.
Fonte: easymius.it